giovedì 11 dicembre 2008

La spia


Ehi tu, cosa guardi?
Quelle sono le mie sedie, e quindi?!? Qualcosa che non va?
In realtà le hanno appena rifoderate, ma con qualche graffiatina qua e là tornano come “nuove”...!
Cosa??! Lo strofinaccio? Ma nooo, quello è il mio accappatoio: non appena passo dal lavandino per una doccia veloce veloce, proprio lì mi strofino, piano piano, senza che se ne accorgano però… altrimenti so guai! Se mi beccano mi sbattono in balcone e ci resto qualche ora! Che poi non è neanche tanto male… bella gente vedo passare..
Ci sta le tipa siamese, ma sì che la conosci, quella che vivacchia dal vicino, che mi fa la coda moscia… ma io non ci sto tanto dietro come un cretino: me ne sto quatto quatto sul balcone e mi metto a contare chi passa e spio chi parla da solo attaccato a quel coso che trilla e sbircio i bambini che vanno a scuola e fan quisquiglia.
Me li ricordo tutti sai? Ci sta quello alto biondo occhi chiari delle medie, poi la fighetta del classico, poi la figlia del fornaio, che corre sempre e lo zaino stracarico di non-so-che le singhiozza sbilanciato sulle spalle. Poi c’è la nipote della dirimpettaia, che fa finta di non vedermi ma tanto io lo so che mi sbircia con la coda dell’occhio.. A proposito: ma com’è che voi umani tenete le code negli occhi invece che in fondo al.... beh, sì, insomma, ci siamo capiti.. lì in fondo, ecco, appunto…
Secondo me è l’unico posto in cui una coda dovrebbe stare, ma d’altra parte, de gustibus non est di-leccandus…
A proposito: ma che ci sta per pranzo oggi?
Stamattina –non per vantarmi- ho catturato un geco adulto, lo marcavo stretto da giorni, ho memorizzato ogni suo piccolo movimento, l’ho aspettato all’alba proprio sotto la grondaia e taacc.. preso… dilettante! Mai lasciare scoperto il fianco! L’ho portato bello e stecchito (anche un po’ rosicchiato, a dire il vero.. giusto un’assaggiatina…) alla mia padrona che contro mi ha inveito le peggiori bestemmie e mi ha messo in punizione. Si, ok, va bene, ogni tanto sente il bisogno fisiologico di alterarsi (è un po’ come l’istinto a leccarsi, improvviso e imprevedibile!) ma almeno rendimi il bottino! La coda si muoveva ancora riversa.. tutta fatica persa! Ma hai idea di quanti giochi si possono fare con una coda se-movibile-tronca..?!? Ah, voi esseri eretti non capirete mai il mondo di noi gatti!

Per esempio… se potessi rifare sto mondo.. beh, lo rifarei a frange… Con tanta bambagia e laccetti sparsi qua e là… Sai che divertimento! E poi.. tutte ste superfici lisce! Ma daaaai! Un bel ramo nodoso è quel che ci vuole al mattino per sgranchirsi un po’ le zampe… yoga? E che sarebbe? Ah, giusto, quella cosa che fate voi umani.. come li chiamate? Esercizi? Beh, certo, siete sempre lì rattrappiti e accartocciati su qualcosa: lo schermo luminoso quadrato, il manico tondo (che fa muovere le ruote), la carta che puzza di petrolio, qualche pensiero di troppo… Ma suuuu!!! un po’ di movimento ci vuole! La vita è una questione di ritmo ritmo ritmo… Sal-tella-re, sal-tella-re eh-eh..
Anche io invero passo tutto il giorno a poltrire, sognare, impastare, sbavare nel sonno.. ma quando la festa inizia… Non c’è freno che tenga! Bisogna correre correre saltare, calciare, graffiare, esplorare, aggrapparsi, elevarsi, rotolarsi, leccarsi, annusarsi, fare gli agguati, nascondersi, appostarsi, aspettare.. a luuungo… e.. bu-bu-setteteeee!!! E giù di corsa, verso una nuova pista!

Quindi smettila di spiarmi e inventati un gioco che sia minimamente degno di un saltello, un agguato, uno zampino per aria lanciato.
Altrimenti và, torna da dove sei venuto, e lasciami al rituale del bidè: anche quello lo consiglio, lascio tutto, mi concentro e qualche minuto per me mi piglio.... :p

mercoledì 26 novembre 2008

Borsa di ghiaccio

Ieri sera sono caduta a 4 di bastoni dall’ultima rampa di scale uscendo dall’ufficio.
Sono scivolata dalle scale di marmo logore e bagnate, il che vuol dire che è un miracolo che non mi sia rotta l’osso del “capocollo”…

La sensazione iniziale, mentre ginocchia e polsi giocavano innocenti al gioco “faccio più male io. NO IO!”, è stata: ODDIO, MI SONO ROTTA QUALCOSA! Aspetta un po’, come si faceva quella cosa… rialzarsi.. premo qui.. ohi! Spingo il piede.. dove sta il piede..?”. Alla fine ho trovato un paio di muscoli che ancora rispondevano agli ordini (cribbio: vi nutro e scaldo tutti i santi giorni e proprio ora andate in sciopero..?!?) e sono ribalzata in piedi con l’agilità di un bradipo sazio.

Una volta a casa, borsa di ghiaccio su entrambe le ginocchia, per evitare gonfiori verdastri.. (che in effetti si sono comunque verificati, assumendo però il colore più trend del momento: il VIOLA!). Strano come il ghiaccio abbia prodotto inizialmente rossore, poi freddo, e poi calore intenso… mentre la pelle intorno riprendeva un colorito chiaro, roseo e sano…

Ho pensato, nel delirium algoris, che bisognerebbe sempre avere una borsa di ghiaccio a portata di mano… Ad ogni caduta, ad ogni passo incerto che rende scivolosa la strada quotidiana, ad ogni blocco del cuore, ad ogni incertezza dell’anima… una borsa di ghiaccio ci vorrebbe proprio…

Il cuore brucia per un pensiero che emerge all’improvviso?
Il petto si stringe in una morsa per un’ondata di nostalgia?
La testa esplode sotto il peso di pressioni esterne?
Beh, un po’ di ghiaccio raffredda il riversamento di emozioni allo stato liquido, frena le reazioni, riattiva la circolazione, mentre la mente, presa dall’acuto dolore, torna vigile ad occuparsi delle incombenze quotidiane.

Provare per credere…
Anche se, per provarci, bisognerebbe crederci prima ;-)

domenica 23 novembre 2008

La strada lenta


Mai a nessuno ho messo fretta,
la mia casina mi tengo stretta,
la porto sul dorso sempre con me
e di fatica ne faccio almeno per tre!

Striscio lenta tra erba, foglie e muretti a secco,
mangio quel che trovo e le antennine poi mi lecco
mi faccio i fatti miei, ho poche pretese,
vivo con poco e a zero ho ridotto le spese.

Ma vorrei ben capire, una volta per tutte,
perché le mie casette ogni volta vengon distrutte:
il mio guscio è come un tempio,
di bava ne ho tanta e con buona volontà lo riempio...

Ma non è semplice ricominciare
ogni volta dall’inizio,
voi non sapete cosa fare
e
il distruggere ce l’avete per vizio!

Vorrei capire per quale ragione
non sappiate apprezzar la determinazione.
Di volontà ne ho tanta, è vero, ma di energia ora un po’ di meno
ed ecco qui un altro muro che al mio girare mette un freno…

Ogni volta devo provare ad inventarmi qualcosa,
mi fermo a pensare e la mia mente mai riposa!
di riparare il guscio oggi proprio non ho pazienza:
proseguo su questo muro e di lattuga spero di non restar senza…

lunedì 10 novembre 2008

L'ultimo gradino

… Forse sono ancora in tempo.. a che ora chiudono l’ingresso? ..alle 20… (mi scusi, mi fa passare?)… ma dove vado ora..? ah, ecco… la scala... di qua credo... bello quel gatto rosso alla finestra col fiocco blu, sembra uscito da una favola di Perrault.. (No, non ho da accendere, mi spiace) ...non ho mai capito perché i sampietrini sono così, né grandi né piccoli.. ohi!.. ecco appunto, uno di questi giorni stramazzerò a terra come un burattino… umida l’aria stasera… meno male che ho portato la sciarpina rosa, meglio di niente… (te ne devi annà, capito?!? TE NE DEVI ANNà!)… aiuto, qua volano le botte… che meraviglia il frassino che sbuca da quel cancello… chissà che ha fatto quella poveretta… (signora, tutto bene? ha bisogno di qualcosa?) …accidenti che faccia… mi sa che le ha prese… sto stronzo… sbatterla così fuori casa.. con questo freddo poi… davanti a tutti… mmhmm.. che profumo di caldarroste… quasi quasi… (Signora riesce ad alzarsi? Chiamate un’ambulanza, presto) …quante persone intorno.. ora la fanno morire soffocata… vabbè io vado.. tanto ora arrivano i medici… permesso… mi fa passare, mi scusi?... (Circolare, circolare!)… pure i vigili sono arrivati… ma che è? Un cartoccio piccolo di castagne, grazie… Già la sirena dell’autoambulanza… efficienti da queste parti.. Quanto?? 5 euro? Ma siete ladri eh! ….certo che se ne vedono di cose in città… Ohi, scotta… a che ora chiudono la mostra? Dai che ce la faccio… avessi almeno messo gli stivali senza il tacco… (mehehehehehehehe… circolareeee)… chissà dove la portano… ma vedi tu sto stronzo… ti alzi al mattino e non sai mai se arrivi a sera (mehehehehehehehe mehehehehehehehe)… dai che faccio in tempo… soltanto un ultimo gradino....

sabato 8 novembre 2008

Diplomazia

Ci sono persone che hanno la capacità innata di dire la cosa sbagliata al momento ancora più sbagliato: io sono senza dubbio tra queste.

Ricordo ancora, un anno fa, quando per la prima volta sono entrata nella casa romana in Piazza Bologna con il mio valigione blu porta-tutto. In quell’occasione ho conosciuto Daniela, la padrona di casa, contattata tramite un amico comune: una signora gentile di mezza età, piccolina, ansiosa e quasi capitata per caso nella sua vita…
Sapevo bene che Daniela, due mesi prima, aveva perso la sua cara mamma, spirata dopo una lunga malattia.
La cosa più naturale che mi passò per la testa e che in un baleno mi uscì dalle labbra senza possibilità di porre censura fu: “Piacere, mi chiamo Lidia e questa è la mia valigia-porta-cadavere”. Daniela diventò prima paonazza, poi si nascose per qualche minuto in camera, lasciandomi sola e pentita in piedi al centro del salotto giallo.

Lo scorso giovedì, invece, mentre cercavo di risalire su per la Metro B con il mio valigione stra-zeppo di effetti personali e incertezze, ben consapevole che nessuno mai mi avrebbe offerto cavallerescamente il proprio braccio, mi si avvicinò un signore distinto e claudicante, con la barbetta lunga e incolta di chi non ci pensa proprio a perdere tempo in rasoi e pettini… Il signore papà-di-Heidi mi propose, con la voce a dire il vero ancor più incerta della gamba: “Signora, ce la fa? Posso darle una mano, se ha bisogno..”. E mentre rotolavo per le scale con la borsa PC incastrata tra la spalla e anca sinstra, ebbi la scioltezza di rispondere: “Guardi, non si preoccupi, lei ha già i suoi problemi!

Che dire?
Che a volte vorrei un freno a mano, proprio lì, sotto la lingua, che mi consenta di tenerla a bada quando c’è maggiore pendenza e quindi maggior rischio di inopportune fuoriuscite di fiato.

Sarebbe carino prendersi una vacanza da se stessi: personalmente la immagino in un posto deserto, dove ondate incontaminate di ironia tropicale possono spensieratamente infrangersi contro la barriera corallina delle mie imprevedibili goffaggini.

Perché diplomatici si nasce… :o)

domenica 2 novembre 2008

Punti di svista

Un giorno Punto Interrogativo, tormentato dai dubbi, chiese a Punto Esclamativo: “Ma tu mi capisci?”.
Punto Esclamativo rispose: “certo che ti capisco, mio caro, non c’è ombra di dubbio. Piuttosto sei tu che non mi capisci!”.
Punto Interrogativo si fermò un attimo a riflettere: “Come fai ad essere certo del fatto che io non riesca a comprenderti?”
Punto Esclamativo incalzò infastidito: “Perché, se tu comprendessi davvero i miei pensieri, non avresti dubbi sul fatto che io ti capisco! Ecco perché!”.
Punto Interrogativo fu molto colpito da quella risposta logica e sicura. Eppure qualcosa ancora non lo convinceva. Con qualche esitazione diede nuovamente voce ai suoi dubbi e chiese:
“Ma secondo te, se io ti capissi fino in fondo, come tu dici di capire me, avrei dubbi sulla nostra amicizia?”
Punto Esclamativo rispose senza esitazione: “Certo che non ne avresti! Io ti capisco e ti sono molto amico. Tu invece non mi capisci ecco perché dubiti della mia amicizia!”.
Punto Interrogativo arrossì lievemente e pur provando un sincero affetto, sentiva dentro ancora un sottile tormento, rannicchiato proprio lì, dietro la linea rotonda e perplessa del suo punto di domanda.
Avrebbe desiderato possedere un fisico verticale e asciutto come quello del suo amico Esclamativo. Avrebbe desiderato non dover più inciampare nella curva incerta dei suoi dubbi. Ma era nato così, un po’ storto e goffo, e a sole poche ore di vita aveva chiesto a sua madre: “Perché..?”.
Guardò esitante il suo amico, pensò a quanto diversi erano, eppure a quante cose avevano in comune nel grande mondo della punteggiatura. Decise di sospendere il giudizio, lo salutò con un sorriso incerto e si avviò col suo passo dinoccolato verso la fine del paragrafo, mentre una domanda si faceva largo tra i suoi pensieri: “Ma io chi sono?”...

mercoledì 29 ottobre 2008

Lo spaccapietre

C’era una volta un povero spaccapietre che col sole e con la pioggia passava la giornata a spezzar sassi sul ciglio della strada.
“Ah, se potessi essere un Gran Signore” pensò un giorno. “Mi riposerei finalmente”.
C’era per aria una Genio che lo udì: “Sia esaudito il tuo desiderio!”, gli disse. Detto fatto. Il povero spaccapietre si trovo di colpo in un bel palazzo, servito da uno stuolo di domestici.
Ma un giorno lo spaccapietre ebbe l’idea di levar gli occhi al cielo e vide quel che forse non aveva visto mai: il Sole. “Ah, se potessi diventare il Sole!” sospirò. “Non avrei neppure il fastidio di vedermi intorno tutti quei domestici”.
Anche questa volta il Genio buono lo volle far contento “sia come vuoi”, gli disse. Ma quando l’uomo fu diventato il Sole, ecco che una nube venne a passargli innanzi, offuscando il suo splendore.
“Potessi essere una nuvola!” pensò. “Una nuvola è persino più potente del sole!”. Ma esaudito che fu, soffiò il vento, che ridusse a brandelli le nuvole in cielo.
“Vorrei essere il vento che travolge ogni cosa! E il Genio compiacente di nuovo lo esaudì. Ma divenuto vento impetuoso e violento, incontrò la montagna che resiste anche al Vento.
Trasformato infine in Montagna, si accorse che qualcuno gli spezzava la base a colpi di piccone.
“Ah, vorrei essere colui che spezza le montagne!”. E per l’ultima volta, il Genio lo esaudì. Così lo spaccapietre si ritrovo di nuovo sul ciglio della strada, nella sua prima forma di umile operaio. Né mai d’allora in poi si lagnò più.


(Fiaba cinese)

sabato 25 ottobre 2008

40 volte odio


Odio chi dice: “sono fatto così, non posso farci niente..”;
Odio il silenzio;
Odio chi risponde ad una domanda con un’altra domanda;
Odio la causalità;
Odio le sorprese;

Odio i finti buoni propositi;
Odio i “forse” e i “però”;
Odio chi fa finta di niente;
Odio i giri di parole;
Odio chi pretende d’essere capito;
Odio chi resta a guardare come va a finire;
Odio le cattiverie a buon mercato;
Odio chi pretende d’essere coerente con sé stesso;
Odio il tempo piovoso quando poi non piove;
Odio chi cerca di apparire come non è;
Odio le vie di mezzo;
Odio chi fugge di fronte alla verità;
Odio chi parla senza dire niente;
Odio chi è prevenuto;
Odio chi pretende di amare gli altri senza prima amare sé stesso;
Odio chi fugge dinanzi al pericolo;
Odio chi anela la saggezza rifiutando l’esperienza;
Odio chi si sforza di non odiare affatto;
Odio chi non mantiene la parola data;
Odio chi enfatizza il valore di ciò in cui crede;
Odio chi è vigliacco;
Odio chi si priva di ciò che desidera;
Odio chi non sa giocare;
Odio chi RIMANDA;
Odio chi respinge ciò che non capisce e ciò che non ritiene adeguato;
Odio chi, di ciò che fa, vede solo le conseguenze;
Odio chi è talmente egoista da nascondere sé stesso;
Odio chi prova vergogna per ciò che desidera fare e quindi non lo fa;
Odio chi non gioca perché teme di perdere;
Odio chi non sa ridere di sé;
Odio chi si mette in condizione di avere dei rimpianti per ciò che avrebbe potuto fare e non ha fatto;

Odio chi svela il suo amore quando è TROPPO TARDI;
Odio chi finge di non capire;
Odio chi crede che il tempo sistemi tutto;

Odio chi UCCIDE Sé STESSO:
- perché la verità è troppo scomoda;
- perché teme di non aver capito niente;
- perché si ama troppo;
- perché ha paura di farsi e di fare del male;
- perché capisce di non aver mai capito niente;
- perché pensa così di uccidere la sua parte di sé che appartiene agli altri


…perché la vita è troppo breve per pretendere di negarsi qualcosa…
[DADA]

lunedì 20 ottobre 2008

Picasso e la Donna che piange

Sono stata al Vittoriano per la mostra Picasso 1917-37. L'Arlecchino dell'Arte. L'ultima esposizione romana dedicata al grande artista risale a circa mezzo secolo fa, comprensibilmente inesauribile l'afflusso dei visitatori, quindi...
Ritengo che andare per mostre non abbia senso se un vaso, una statua, una stampa, un quadro, ALMENO un "frammento" d'arte non resti ancorato al cuore, scavando oltre le dense emozioni celate dai quotidiani abiti borghesi.
Ecco, appunto... Emozioni...
Sono stata folgorata dalla Donna che piange con Fazzoletto (in tre variazioni): le sue lacrime, nel caos degli svogliati visitatori domenicali, mi sono sembrate una pausa dal tempo, spilli appuntiti che sgorgano da occhi stellati e che inchiodano l'uomo a restare.
Non sono un'esperta di Picasso, ma so che quelle due lacrime inchioderebbero chiunque...

venerdì 17 ottobre 2008

Camaleonte

Io son foglia verde e la pietra tonda, sono ogni cosa che mi circonda.

Del mondo che vive io seguo le impronte, ma dentro rimango...
camaleonte!

lunedì 13 ottobre 2008

La Speranza


Volto scavato
teso
sospeso

Immobile
sguardo
lontano

Goccia
di lavoro
solca
l'antica ruga

Lento
piegarsi
di speranza

sabato 27 settembre 2008

Ricominciare

Ho imparato... che quando serbi rancore e amarezza la felicità va da un'altra parte.
Ho imparato... che le opportunità non vanno mai perse. Quelle che lasci andare tu, le prende qualcun altro.
Ho imparato... che la vita è dura... Ma io di più..!
Ho imparato... che bisognerebbe sempre usare parole buone, perchè domani quelle cattive probabilmente si dovranno rimangiare.
Ho imparato... che un sorriso è un modo economico per migliorare il proprio aspetto.
Ho imparato... che non posso scegliere come mi sento... Ma posso sempre farci qualcosa!
Ho imparato... che tutti vogliono vivere in cima alla montagna... Ma tutta la felicità e la crescita avvengono mentre la scali...
Ho imparato... che bisogna godersi il viaggio e non pensare solo alla meta.
Ho imparato... che è opportuno dare consigli solo in due circostanze: quando sono richiesti e quando ne dipende la vita.
Ho imparato... che meno tempo spreco... più cose faccio.
Ho imparato... che nel cuore di ognuno c'è posto per tutti e più persone vi entrano più posto c'è per chi deve ancora arrivare.
Ho imparato.. che vale sempre la pena di ricominciare...

venerdì 19 settembre 2008

Maschere

Siamo soltanto maschere di sale, volti di pietra che fanno del male, senza volerlo o senza saperlo, diventiamo infausti come il canto del merlo.
Tutti quanti abbiamo un prezzo, inseguiamo ambizioni ad ogni mezzo.
Se busso al tuo cuore per chiedere aiuto, attendo invano un gesto muto. Soglia di marmo, occhi di gelo, speranze risparmio e sul presente stendo un velo...

lunedì 15 settembre 2008

Caronte

Martedì scorso mamma è stata ricoverata in ospedale per un intervento di colicestomia. Ho trascorso quest’ultima settimana con lei nel reparto di Chirurgia, in uno stanzone di 5 posti letto, occupati da pazienti doloranti. In reparto si diventa in poco tempo intimi amici: si condividono i bisogni, le paure, le esperienze, i parenti in visita. In reparto si è tutti un po’ gemelli siamesi, attaccati alla stessa flebo di soluzione fisiologica…
E’ incredibile come la natura umana reagisca in maniera così differente alla sofferenza fisica e psicologica. Ma ancora più incredibile è la storia di Francesca, una signora di 45 anni che ha subito l’asportazione di 30 cm di intestino a causa di un polipo. Stavo sistemando gli effetti personali di mia madre, eravamo appena giunte in ospedale, quando Francesca era stata portata giù dalla sala operatoria. Un intervento lungo e difficile, pare.. Era già sveglia, ma schiacciata (questo era evidente) da un dolore insopportabile, che lei sosteneva con dignitoso silenzio. Persino i conati di vomito erano discreti e silenziosi, benchè frequenti..
Il giorno seguente, non sapevo ancora niente di lei, iniziammo a condividere pensieri e confidenze: mamma era appena salita in sala operatoria e in reparto si chiacchierava per snocciolare più velocemente i minuti di attesa. E allora iniziai a conoscere la vita di Francesca, che nel frattempo pareva serena e già in forze, così giovane eppure già vedova da otto anni, senza figli. Il marito era stato stroncato da un enfisema polmonare. Nel frattempo sua madre si era ammalata di una grave forma di osteoporosi, mi ha parlato dei nove anni trascorsi ad assisterla, lavarla, nutrirla in un letto che non avrebbe più lasciato. In seguito è giunto il tempo di sua sorella, morta dopo due anni di tumore all’intestino. Poco dopo, una sorte simile ha colpito anche una nipote.. Il male marcio, Francesca lo chiama così, quello che si è portato via le persone più care, metà della sua famiglia. Si è presa cura degli altri, Francesca. Poi, rimasta sola e senza soldi, ha iniziato a lavorare in campagna. La proprietaria dell’azienda apprezzando il suo instancabile impegno, inizia e volerle bene e le propone di assistere come badante la propria madre malata. E lì la decisione di fare della sua esperienza un mestiere. Sono trascorsi 5 anni. Al momento assiste il padre della proprietaria (rimasto vedovo). La sua nuova famiglia le vuole un bene incredibile. Li ho visti sfilare numerosi e chiassosi al suo capezzale in questi 6 giorni di ospedale… Le portano la biancheria pulita, sono rimasti con lei a turno per due notti a vegliarla. Sono la sua famiglia ora. E lei è diventata il loro preziosissimo Caronte. Si, ho pensato proprio a Caronte, il traghettatore dell’Ade, quando mi ha raccontato la sua storia. Francesca assiste e accompagna le persone malate nell’aldilà, dove non c’è più dolore e dove la sofferenza non è forse più neanche un ricordo. Francesca ha sempre un bel sorriso disegnato sul volto. Soprattutto ora che il male marcio è stato asportato dal suo corpo...

mercoledì 10 settembre 2008

Il mare dentro


Lo scorso WE sono stata a Corigliano Otranto. Nonostante l'aria settembrina, la temperatura ha sfiorato i 40 gradi. Ottima occasione per godersi un po' di mare salentino, magari per l'ultimo bagno pre-autunnale... Destinazione Laghi Alimini. Che favola! Distesa d'acqua limpida, placida, odorosa di salsedine; spiaggia dorata, con qualche venatura scura, particolarmente pulita e soprattutto poco affollata. Utilissimo il servizio navetta offerto dalla società che gestisce il parcheggio (che si trova a quasi 2 Km dalla spiaggia): costo 2 euro (per tutto il giorno) con pulmino privato che accompagna i bagnanti ogni 5 minuti. Che dire? Che un mare così bisognerebbe portarselo sempre dentro...
Eh già: il mare dentro, ci vorrebbe.....

mercoledì 3 settembre 2008

Muretti a secco

I muretti a secco di pietra pugliese raccontano storie antiche, tracciate dalla zappa del contadino curvo e dalle mani nodose della massara fedele. Ogni pietra sottratta alla polpa rossa scava una ruga paziente sul volto della terra arsa.
I muretti silenziosi custodiscono mille segreti, dietro la barba di fitti rovi. Hanno per tetto l'imponente carrubo, l'ulivo d'argento è la loro finestra sul mondo. Fronde di salice li solleticano molli mentre le pale di fico d'india li avvolgono in un ruvido abbraccio.
I muretti innamorati raccolgono fiori di ginestra che odorano di timo e rosmarino e li offrono al mare spennellato all'orizzonte, oltre la linea della terra dura.

Muretti a secco... Calcarei pensieri di terra ferma, ponti di pietra gettati verso l'Infinito...

Rosso Malpelo

Lui è Milo, la mia tigre vichinga rosso malpelo. Lo abbiamo trovato per caso nel motore dell'auto del vicino, scampato ad un brutto temporale e salvo grazie al suo miagolio disperato. L'ho adottato a primo sguardo, nonostante le obiezioni della boss, ancora addolorata dalla recente perdita della nostra pantera siamese.
A vederlo così si potrebbe pensare ad un angioletto felino caduto da cielo in terra a miracolo mostrare... E invece no, signori cari! Mai fidarsi delle apparenze... In realtà è un insospettabile teppista!
Ieri sera per esempio, dopo una giornata densa e nera come il mosto di negroamaro, finalmente verso la mezzanotte mi stendo a 4 di bastoni sul letto.. Chiudo gli occhi, Morfeo è già sulla soglia... Immagini confuse di una giornata priva di risoluzione si alternano già a spiagge dorate in isolotti sperduti... all'improvviso il suono sordo di qualcosa che cade, un cocco forse... un altro ancora... infine un inconfondibile rumore di frantumi... Apro gli occhi, lo cerco ai piedi del mio letto, non c'è, dove sarà finito..? Milo?! Rassegnata mi alzo, lo cerco barcollando scalza per casa, nella semi-oscurità. Un dubbio inquetante: il salotto, la stanza proibita! Altri frantumi a conferma dei sospetti. Miloooooo! Spalanco la porta, accendo la luce.. Eccolo lì, sulla libreria di noce, nascosto dietro i libri, tra la foto dei nipoti e i ricordini di viaggi, le porcellane giapponesi sono già a terra confuse in mille pezzi.. strizza gli occhi, mi guarda, giusto il tempo di lanciare giù con la sua zampa da calciatore esperto un'altra pietra raccolta sulle spiagge calabresi... Un balzo, uno slalom tra le poltrone, l'ennesimo sguardo perfido.. e via... verso una serena notte pre-autunnale. Ancora una volta l'onore felino è salvo. E a noi comuni mortali non resta che raccogliere i cocci... ;-)

venerdì 29 agosto 2008

Occhi di ragazza

Era un giorno di novembre, un pomeriggio come tanti, dopo la palestra saremmo uscite per un aperitivo, solito appuntamento, ti faccio squillo quando sto sotto casa, mi aveva sritto in un sms...
Lo squillo invece me lo aveva fatto suo padre, Ale è al pronto soccorso, non si è sentita bene in palestra.. Corro in ospedale, sarà stato un mancamento, chissà se sta mangiando quella capa-tosta, s'è messa la fissa di dimagrire e si è sentita male suppongo... Al pronto soccorso non faccio neanche in tempo a vederla: la infilano in autoambulanza, ricovero urgente al Policlinico in Neurochirurgia.. Aneurisma. Altra corsa, traffico in tangenziale, attesa estenuante tra le mura color albicocca. Alle 22:02 giunge in corsia su una barrella, ci saluta con la manina e con un ricciolo scomposto che le incornicia la fronte. E' semi-paralizzata, ma forse lei non lo sa, Dio fa che non lo sappia.. Tutto bene, riesce a dire. Ale ora devi essere forte, lo sai, no? Ci vediamo domani, riposati, ti lascio il burro di cacao hai le labbra secche, chi resta stanotte..? Le salviettine le hai? ti passo le mie? mi raccomando... Rientriamo a casa. Alle 23:04 ricevo il suo messaggino della buonanotte: Madò.. proprio stasera che mamma doveva cucinare fave e cicorie..! Non ti preoccupare, uscirò presto. Ho un caffè in sospeso con mille infermieri! Stanotte rimane mamma, ci vediamo l'isola... Kiss, notte!

sabato 23 agosto 2008

Stelle e nei

Ai miei occhi di bambina vivace sembravano soltanto dei puntini scuri ammassati sulla coscia sinistra ossuta.
Poi un giorno la maestra Mariolina, dall'alto dei suoi occhiali spessi, ci raccontò che le stelle lassù in cielo assumono forme strane, sulle quali gli antichi Greci ricamarono figure e storie meravigliose.
Iniziai a sbiriciare quasi ogni sera tra le pieghe argentate della notte, con il naso incollato al vetro della mia stanza ...e presto la vidi, lassù, un'enorme doppia "V" rovesciata, con 5 stelle più luminose delle altre. Ricordo che accesi la luce e guardai sospettosa i miei nei, anche se ne conoscevo benissimo la disposizione: identica doppia "V" rovesciata, non c'era alcun dubbio... Non conoscevo la storia di quel pezzo di cielo, ma sapevo che ne possedevo un marchio sulla pelle e mi sentii importante per la prima volta.
Con gli anni i nei sono diventati più scuri, la coscia meno ossuta e la costellazione ha finalmente trovato un nome: Cassiopea...