
E’ incredibile come la natura umana reagisca in maniera così differente alla sofferenza fisica e psicologica. Ma ancora più incredibile è la storia di Francesca, una signora di 45 anni che ha subito l’asportazione di 30 cm di intestino a causa di un polipo. Stavo sistemando gli effetti personali di mia madre, eravamo appena giunte in ospedale, quando Francesca era stata portata giù dalla sala operatoria. Un intervento lungo e difficile, pare.. Era già sveglia, ma schiacciata (questo era evidente) da un dolore insopportabile, che lei sosteneva con dignitoso silenzio. Persino i conati di vomito erano discreti e silenziosi, benchè frequenti..
Il giorno seguente, non sapevo ancora niente di lei, iniziammo a condividere pensieri e confidenze: mamma era appena salita in sala operatoria e in reparto si chiacchierava per snocciolare più velocemente i minuti di attesa. E allora iniziai a conoscere la vita di Francesca, che nel frattempo pareva serena e già in forze, così giovane eppure già vedova da otto anni, senza figli. Il marito era stato stroncato da un enfisema polmonare. Nel frattempo sua madre si era ammalata di una grave forma di osteoporosi, mi ha parlato dei nove anni trascorsi ad assisterla, lavarla, nutrirla in un letto che non avrebbe più lasciato. In seguito è giunto il tempo di sua sorella, morta dopo due anni di tumore all’intestino. Poco dopo, una sorte simile ha colpito anche una nipote.. Il male marcio, Francesca lo chiama così, quello che si è portato via le persone più care, metà della sua famiglia. Si è presa cura degli altri, Francesca. Poi, rimasta sola e senza soldi, ha iniziato a lavorare in campagna. La proprietaria dell’azienda apprezzando il suo instancabile impegno, inizia e volerle bene e le propone di assistere come badante la propria madre malata. E lì la decisione di fare della sua esperienza un mestiere. Sono trascorsi 5 anni. Al momento assiste il padre della proprietaria (rimasto vedovo). La sua nuova famiglia le vuole un bene incredibile. Li ho visti sfilare numerosi e chiassosi al suo capezzale in questi 6 giorni di ospedale… Le portano la biancheria pulita, sono rimasti con lei a turno per due notti a vegliarla. Sono la sua famiglia ora. E lei è diventata il loro preziosissimo Caronte. Si, ho pensato proprio a Caronte, il traghettatore dell’Ade, quando mi ha raccontato la sua storia. Francesca assiste e accompagna le persone malate nell’aldilà, dove non c’è più dolore e dove la sofferenza non è forse più neanche un ricordo. Francesca ha sempre un bel sorriso disegnato sul volto. Soprattutto ora che il male marcio è stato asportato dal suo corpo...
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