venerdì 23 aprile 2010

Il volo di Icaro



Respira sale il volto in discesa,
del tempo che fu dichiara la resa.
Sfiorò il sole, l'ala di menzogna,
che or la salvezza neanche sogna.

Il Dio lassù invidioso e solo
costringe Icaro ad un mesto volo:
l'ambizione che fu diventa terrore,
e della superbia rimpiange le ore.

Gelo sul petto, vento sul volto:
"Come feci ad essere così ingenuo e stolto!?"
Il mare è vicino, l'impatto crudele,
lo sguardo ricade sulle umane vele.

Il ricordo ritorna ai tempi trascorsi,
lontani da iperboli e da rimorsi,
ai giochi infantili su verdi distese,
alle corse veloci, alle cadute già prese.

Allor l’imprevisto era pura sorpresa,
non era la vita in un volo sospesa:
immagini sfumate nel rapido orizzonte,
gelida l’aria gli sferza la fronte.

“Ma il sole sfiorai”, il suo ultimo pensiero,
e un sorriso affiora sul volto di mistero:
che sia rapida, lunga o folgorante,
la vita non ha senso lontana dal proprio amante!

L’ambizione amò il Sole, il Dio non ricambiò:
con un fiero tuffo in mare il volo d’Icaro terminò

domenica 6 dicembre 2009

La tela imperfetta

C'era un ragno bello grosso
che aveva una fitta ragnatela,
posta lì proprio ad un passo
dove l'ombra tutto vela.
Un dì si svegliò all'improvviso,
mentre il sole tutto scaldava,
con l'animo triste e senza il sorriso
che il volto sovente gl'illuminava.

E mentra cercando se ne stava
il motivo di tale sconforto,
vide un filo che vagava
e che pendeva di sicuro a torto.

Pensando di aver trovato la ragione
di quel suo umore rabbuiato
prese le lama e con precisione
tranciò il filo indisciplinato.
A cose fatte gli venne il sopetto
di aver agito un po' troppo di petto!
Ignota è la sorte che al ragno toccò:
ma nel vuoto è certo che precipitò...

giovedì 9 luglio 2009

Poli-biblio-caos


Poli-biblio è una piccola biblioteca di un piccolo paese di provincia, raggomitolato sulla ventosa roccia calcarea del sud barese, a picco sul mare odoroso e blu.

Nella Poli-biblio-libreria vi sono pochi volumi di recente edizione e molti libri polverosi e vecchi. Poli-biblio-povera non ha scaffali di mogano e vetrine di cristallo, ma armadi robusti di frassino, mensole doppie e resistenti al peso del tempo e vetrine sgangherate, dove si annidano le frenetiche impronte di polpastrelli invadenti.

Poli-biblio-museo ospita una mostra di cocci del IV millennio a.C. e abita sotto l’arco, all’ingresso del centro storico: orgogliosa della sua privilegiata posizione, a volte si convince di essere la dogana del turista nord-europeo, che qui viene a chiedere indicazioni in “englichese-sassone”, inciampando nei mutandoni da spiaggia, orgogliosamente a cavallo di una bici arrugginita.

Poli-biblio-sola ha un custode in pensione, premuroso e un po’ despota, che fa continue sortite anche a porte chiuse, per riporre e disporre delle sedie sistemate con cura nell’unico servizio igienico per disabili…

Poli-biblio-assordante ha un allarme capriccioso, che si attiva ogni volta che va via la corrente elettrica (il che accade spesso); Poli-biblio-hitec ha un collegamento internet che funziona ad ore alterne, 4 computer, due finestroni con sbarre a quadrettini che si affacciano sullo stradone principale.

Ogni mattina, una signora grassoccia, buona e sudata fa il bagnetto a Poli-biblio-sporca, così all’orario di apertura Poli-biblio-bagnata odora di detergente alla mela e di candeggina ai frutti esotici.

Poli-biblio-bimba ha per mamma una ex-vigilessa gentile, che dirige il traffico di utenti con paziente autorità e lungimirante parsimonia, che si intossica con amore quotidiano nella polverosa umidità di Poli-biblio-confort, che con sorriso calmo e fermo registra prestiti e restituzioni, sommersa da pagine ingiallite e richieste pressanti e confuse.

Poli-biblio-caos da tre mesi ha una nuova catalog-amica del Sud, che viene a trovarla tutti i giorni e che le fa compagnia durante la Poli-biblio-pace della pausa pranzo. Catalog-amica ha il compito di controllare tutti gli inventari, le collocazioni, le date, le edizioni di tutti i libri polverosi presenti sui polverosi biblio-scaffali. Parla da sola e si arrabbia con Poli-biblio-nessuno quando pensa che vi sia un po’ di Poli-biblio-caos di troppo.

Poli-Biblio-caos non fa caso alle cataloghe-lagne e va in brodo di giuggiole quando catalog-amica le fa i complimenti e la riempie di baci per un’edizione del De Bello Gallico del 1861 con traduzione a fronte.

Poli-biblio-babysitter richiama i ragazzetti dalla strada e li coccola nella bambagia del biblio-internet-point. Poli-bilio-teacher fa ricerche scolastiche, organizza tesine per esaminandi, elargisce consigli di formattazione ad utenti secchioni e imbranati.

Poli-biblio-assistente-sociale accoglie inquietanti vagabondi di paese, disorientati alienati in cerca di una pagina di giornale, di una pausa dalla solitudine o di una mezzora di navigazione virtuale.

Poli-biblio-caos non fa caso al dirigente-me-ne-infischio o al giornalista-so-tutto-io.

Poli-bilio rimane seduta sotto l’arco di pietra del paese, avvolta in una nebbiosa sottile indolenza e ogni giorno, nell’aria odorosa di salsedine, allarga le braccia a chi vuol allargare la mente, scivolando sulle pagine di polverosi mondi lontani, tutti da scoprire ad occhi accesi...

martedì 16 giugno 2009

Partenze


Ci sono persone che ci lasciano senza avvisare.
Se ne vanno in punta di piedi, seguendo la scia di qualche memoria sbiadita. Non portano nulla con sé, soltanto il tepore di una mano stanca o la luce di uno sguardo muto.
Chi parte ha l’Unica certezza possibile; chi resta ha invece mille dubbi…
E magari il sottile rimpianto di non aver detto una parola in più, di non aver indulgiato in una carezza in più.

Ci sono partenze che scuotono i silenzi e distanze che assottigliano i ricordi, fino a renderli faville dopo un fuoco che è arso troppo in fretta.
E poi.. ci sono partenze lievi, come piccole barche che scivolano sul lago, che avanzano placide senza lasciare tracce nella corrente e scompaiono piano dietro le fronde di verdi ricordi…

Ci sono silenzi che urlano dentro e dilatano il tempo, planando lievi sul mare dell’esistenza..
E ci sono partenze annunciate, che però non ti aspetti. E ti affidi all’affetto di quell’ultima carezza deposta, quando ancora non sapevi che sarebbe stata l’ultima.