Ieri sera sono caduta a 4 di bastoni dall’ultima rampa di scale uscendo dall’ufficio.
Sono scivolata dalle scale di marmo logore e bagnate, il che vuol dire che è un miracolo che non mi sia rotta l’osso del “capocollo”…
La sensazione iniziale, mentre ginocchia e polsi giocavano innocenti al gioco “faccio più male io. NO IO!”, è stata: ODDIO, MI SONO ROTTA QUALCOSA! Aspetta un po’, come si faceva quella cosa… rialzarsi.. premo qui.. ohi! Spingo il piede.. dove sta il piede..?”. Alla fine ho trovato un paio di muscoli che ancora rispondevano agli ordini (cribbio: vi nutro e scaldo tutti i santi giorni e proprio ora andate in sciopero..?!?) e sono ribalzata in piedi con l’agilità di un bradipo sazio.
Una volta a casa, borsa di ghiaccio su entrambe le ginocchia, per evitare gonfiori verdastri.. (che in effetti si sono comunque verificati, assumendo però il colore più trend del momento: il VIOLA!). Strano come il ghiaccio abbia prodotto inizialmente rossore, poi freddo, e poi calore intenso… mentre la pelle intorno riprendeva un colorito chiaro, roseo e sano…
Ho pensato, nel delirium algoris, che bisognerebbe sempre avere una borsa di ghiaccio a portata di mano… Ad ogni caduta, ad ogni passo incerto che rende scivolosa la strada quotidiana, ad ogni blocco del cuore, ad ogni incertezza dell’anima… una borsa di ghiaccio ci vorrebbe proprio…
Il cuore brucia per un pensiero che emerge all’improvviso?
Il petto si stringe in una morsa per un’ondata di nostalgia?
La testa esplode sotto il peso di pressioni esterne?
Beh, un po’ di ghiaccio raffredda il riversamento di emozioni allo stato liquido, frena le reazioni, riattiva la circolazione, mentre la mente, presa dall’acuto dolore, torna vigile ad occuparsi delle incombenze quotidiane.
Provare per credere…
Anche se, per provarci, bisognerebbe crederci prima ;-)
Sono scivolata dalle scale di marmo logore e bagnate, il che vuol dire che è un miracolo che non mi sia rotta l’osso del “capocollo”…
La sensazione iniziale, mentre ginocchia e polsi giocavano innocenti al gioco “faccio più male io. NO IO!”, è stata: ODDIO, MI SONO ROTTA QUALCOSA! Aspetta un po’, come si faceva quella cosa… rialzarsi.. premo qui.. ohi! Spingo il piede.. dove sta il piede..?”. Alla fine ho trovato un paio di muscoli che ancora rispondevano agli ordini (cribbio: vi nutro e scaldo tutti i santi giorni e proprio ora andate in sciopero..?!?) e sono ribalzata in piedi con l’agilità di un bradipo sazio.
Una volta a casa, borsa di ghiaccio su entrambe le ginocchia, per evitare gonfiori verdastri.. (che in effetti si sono comunque verificati, assumendo però il colore più trend del momento: il VIOLA!). Strano come il ghiaccio abbia prodotto inizialmente rossore, poi freddo, e poi calore intenso… mentre la pelle intorno riprendeva un colorito chiaro, roseo e sano…
Ho pensato, nel delirium algoris, che bisognerebbe sempre avere una borsa di ghiaccio a portata di mano… Ad ogni caduta, ad ogni passo incerto che rende scivolosa la strada quotidiana, ad ogni blocco del cuore, ad ogni incertezza dell’anima… una borsa di ghiaccio ci vorrebbe proprio…
Il cuore brucia per un pensiero che emerge all’improvviso?
Il petto si stringe in una morsa per un’ondata di nostalgia?
La testa esplode sotto il peso di pressioni esterne?
Beh, un po’ di ghiaccio raffredda il riversamento di emozioni allo stato liquido, frena le reazioni, riattiva la circolazione, mentre la mente, presa dall’acuto dolore, torna vigile ad occuparsi delle incombenze quotidiane.
Provare per credere…
Anche se, per provarci, bisognerebbe crederci prima ;-)